La storia della Borgata Cafasso

Il Tabacchificio e la borgata Cafasso, una storia d’amore secolare

La nascita della borgata del Cafasso è strettamente collegata alla nascita e sviluppo del sito industriale oggi conosciuto come tabacchificio. La storia è davvero intrigante ed affascinante.

Tutto inizia nel febbraio del 1922, quando Gaetano Bonvicini, ufficiale della Marina Sabauda ed erede della “Massalombarda S.p.A.”, durante uno dei suoi viaggi di lavoro nel sud del Paese, notò che la produzione di frutta nell’area di Paestum era molto in anticipo rispetto alla produzione dell’azienda di famiglia.

Decise, quindi. di aprire un’industria conserviera a pochi passi dall’area archeologica di Paestum, nella tenuta Cafasso. A tal fine acquistò 350 ettari di terreno di proprietà dei marchesi Vincenzo di Pinto e Maria Belleli.

Bonvicini iniziò a bonificare i terreni circostanti acquitrinosi e salmastri a causa dell’inesistente sistemazione idraulica delle acque di “Capo di Fiume”, permettendo di debellare la malaria.

L’opera si presentò, però, più problematica di quello che si pensava; a causa della presenza di uno strato di travertino, detto anche “tassone”, pietra tipica della zona con la quale fu costruita l’antica Posidonia, alla profondità di un metro circa dal livello del suolo.
Assieme alle opere di bonifica furono completate anche le opere murarie dell’edificio a pianta rettangolare, su tre livelli in cemento armato.

L’edificio è costruito secondo il metodo Hennebique e contiene oltre al magazzino della frutta, la sala di lavorazione per circa 100 lavoratrici, le celle frigorifere, nonché la fabbrica del ghiaccio per refrigerare la frutta collocata nei carri merce destinata ai mercati. 
Inoltre, sul lato ovest, venne edificato un centro zootecnico con una stalla dalle caratteristiche del tutto innovative, atta ad ospitare circa 200 capi adulti.

Successivamente furono costruite cinque abitazioni, tre per i dipendenti e due per il personale direttivo e amministrativo, la chiesa e un asilo nido per le lavoratrici madri.
Venne realizzata anche una strada che collega l’azienda alla strada Nazionale (oggi via Magna Grecia), strada che connette il centro abitato di Capaccio Scalo all’area archeologica di Paestum e fu realizzato un binario della lunghezza di circa 1500 metri, per collegare il magazzino di lavorazione alla stazione.

Sfruttando la pendenza, la frutta su carri merce veniva trainata da cavalli maremmani e arriva alla stazione ferroviaria di Capaccio Scalo.
La frutta prodotta dall’industria Bonvicini cominciò ad essere esportata in tutta Europa.

Il Tabacchifico

Alla prematura scomparsa di Gaetano Bonvicini, l’azienda fu acquistata  da  Carmine De Martino, titolare della SAIS (Società Agricola Industriale Salernitana), deputato alla Camera dei Fasci, poi più volte parlamentare e sottosegretario democristiano nel Secondo dopoguerra.

Dal 1935, la S.A.I.S., Società Agricola Industriale Salernitana ebbe una concessione speciale per coltivare il tabacco nella provincia di Salerno, ed in particolare anche nel comune di Capaccio, per poi essere consegnato e manipolato in magazzini privati. Gli ettari coltivati sono 645,63, per una quantità di tabacco pari a 12.763 quintali ed un valore approssimativo del tabacco grezzo di 5.105.800 lire.
Iniziarono a coltivarsi tre tipi di tabacco: il Burley, il Maryland e il Levantino.

Carmine De Martino annunciò, nel 1935, la fusione della SAIS con la Società An. Stabilimenti Riuniti Tabacchi Americani, che assunse la denominazione di SAIM , Società Agricola Industriale Meridionale.

In una lettera della SAIM al Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa di Salerno, Carmine De Martino comunicò l’inizio della costruzione di un edificio industriale per l’essiccazione e la cura dei tabacchi nella tenuta Cafasso. 

Al primitivo impianto produttivo realizzato da Bonvicini venne aggiunto un altro edificio; questo, attestandosi sulla stessa linea del manufatto costruito nel 1925, si costituisce di tre volumi collegati a “C”.

La mappa catastale del 1936 mostra il manufatto come composto da due nuclei: a nord vi è l’opificio in C.A. fatto costruire da Bonvicini affiancato, ad est, dalla cappella mentre sugli altri tre lati si estende il corpo a “C” in C.A. e tamponature in laterizio forato 

Sul lato Ovest, compaiono anche la chiesa, la scuola e sette abitazioni, per le famiglie degli operai del tabacchificio.
Il nuovo capannone crea un sorta di corte centrale, tale impianto è tipico delle tipologie industriali per la lavorazione del tabacco: la corte centrale aperta era una soluzione che consente di essiccare le foglie di tabacco al sole durante la prima fase della lavorazione. 

Caratteri ricorrenti di tale architettura sono anche la considerevole altezza (in questo caso 14m senza divisioni orizzontali), dalla quale deriverà, poi, l’espressione di “cattedrale del tabacco”, e un gran numero di finestrature, sia al piano superiore che a quello inferiore che permettono di regolare in maniera adeguata il tasso di umidità dell’aria e la ventilazione.  

Un altro elemento che ritroviamo in questo, come in altri stabilimenti SAIM della Piana del Sele, è la fitta trama di legno sotto la tettoia, che costituisce un piano dove appendere i paletti chiodati: sulle trame vengono disposti gli argani per sollevare i “festoni” (le funi che tengono i paletti chiodati ai quali sono state infilzate le foglie).

Il  primo  maggio del 1938, mons. Raffaele De Giuli, vescovo di Capaccio e Vallo della Lucania, inaugurò la piazza, la chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo e la scuola.
Inoltre vennero ultimate le case coloniche e i terreni vennero suddivisi in lotti di 10-15 ha, concessi in mezzadria alle famiglie degli operai.

Vennero completati i cinque edifici costruiti tra la piazza e il complesso industriale che, con le loro semplicissime linee architettoniche, l’orto e il piccolo frutteto che le circonda, riflettono il carattere tipicamente rurale del sito e testimoniano, con le zanzariere di finestre e verande, il timore ancor vivo dell’anofele, debellata pochi anni addietro con la bonifica degli acquitrini di Capo di fiume e la canalizzazione delle sue acque. 

Vennero conclusi i lavori anche delle tre abitazioni per dipendenti realizzate sul lato destro della piazza e i due edifici ai lati della chiesa; mentre questi ultimi riflettono le più comuni direttive dell’edilizia pubblica del regime, le tre residenze bifamiliari, fatta eccezione per le ampie coperture a falde inclinate, riflettono, con le ampie finestre ad angolo e la chiara disposizione planimetrica interna, riferimenti più aggiornati alle esperienze dell’architettura razionalista italiana.

La funzione bellica

Nel  settembre del 1943 quando gli Alleati sbarcarono a Salerno, il generale Mark Wayne Clark, comandante della 5ª Armata stabilì la sede provvisoria della Forze Armate U.S.A. all’interno del tabacchificio. Il complesso non subì per fortuna danni significativi, a parte l’interruzione del normale ciclo produttivo.

Nel 1960-61, sul lato nord, viene costruito il blocco in cemento armato a copertura curva, utilizzato per “l’imbottamento”. In questo modo i due nuclei (l’ex opificio Bonvicini e il capannone S.A.I.M. ) vennero uniti in un unico corpo, benché non uniforme.


Nel 1961, la Peronospora Tabacina distrusse l’intero raccolto nazionale. Nel 1960-70, viene introdotto uno nuovo tipo di tabacco resistente alla peronospora.
La produzione del tabacco passò dai 65.000/70.000 q.li nel 1961 ai 60.000 del 1969-70. 

Nel 1970 a Capaccio si contavano 400 coltivatori di tabacco che coltivano il Burley e il Levantini su una superficie di 230 ettari.

Nuova vita al tabacchificio, nasce Next

Nel 2001 cessò, però, l’attività. Nel 2002 l’imprenditore Domenico Caprino acquistò l’immobile dalla famiglia De Martino. Venne presentato un primo progetto al Comune. La proposta, che prevedeva la realizzazione di 25 alloggi, non venne accettata.

Nel 2007, dopo la presentazione del Piano di recupero, ad iniziativa privata, la Soprintendenza, a seguito di sopralluogo, attivò il procedimento di dichiarazione di interesse culturale del complesso immobiliare, «esempio di mirabile archeologia industriale e testimonianza di un’attività imprenditoriale che si é sviluppata nel corso di circa 70 anni nella Piana del Sele».

Oggi a seguito di varie vicessitudini fallimentari, l’itero tabacchificio è stato acquisito dal comune di Capaccio Paestum, curandone la bonifica e la ristrutturazione, destinandolo a sede di varie iniziative  culturali. L’ex tabacchificio, che nel corso della sua storia secolare è stato propulsore dell’attività lavorativa dell’intera piana del Sele, continua così ad opera dell’ente pubblico a svolgere la sua azione propulsiva culturale ed economica con un nuovo nome: NEXT, Nuova Esposizione Ex Tabacchificio.